Politica

L’eredità di Vincenzo: il formaggio patafisico

Castigapiatti di Paolo Massobrio

di Redazione

E’ stato un grande, Vincenzo De Maria, mastro caseario di vaglia in quel di Carezzano, comune alessandrino adagiato sulle colline alla destra del torrente Scrivia.

L?avevamo conosciuto a una Golosaria di quasi un lustro fa: milanese di origine, uomo di grande cultura, per molti anni scrittore itinerante su e giù per la penisola a bordo del suo camper, ex libraio, aveva avuto l?occasione più volte di mettere nero su bianco la sua arte e la sua passione per insegnare alle nuove generazioni come produrre e affinare formaggi. Considerava questa seconda attività una sorta di compendio fondamentale alla prima, un dovere e una responsabilità morale. Ma oltre che la sua generosità e bontà d?animo, Vincenzo ci ha lasciato anche la testimonianza sul campo che il suo lavoro non finirà qui: a Vignale Monferrato, durante Golosaria del Monferrato, abbiamo infatti conosciuto suo genero Luca, trentunenne gourmet originario di un paesino dell?Appennino Ligure, assai bravo nel raccogliere un?eredità morale e professionale e lanciarsi in nuove avventure. Un passaggio di testimone vissuto ?in diretta? che ci ha davvero emozionato. Luca, smessi gli abiti mai amati di geometra presso i cantieri edili, ha così preso le redini di questa piccola realtà casearia artigianale che consta di un pugno di pecore allevate allo stato semibrado nei campi, qualche capra autoctona, un minuscolo ma efficiente laboratorio di produzione… e tanta voglia di fare formaggi.

Potremmo così continuare a gustare le deliziose tome affinate nella cera d?api (la ?pecheronza?) e quelle semicotte, la cacioricotta, quelli affinati sotto cenere di robinia e nel miele, e l?ultima invenzione di Vincenzo, il formaggio ?patafisico?, composto da due formaggi, uno di capra e uno di pecora, con due cagliate e un unico stampo. Saldandosi, diventano un unico formaggio dalla bella crosta fiorita. L?avventura continua…
Per saperne di più: www.vincenzodemaria.it


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